Culture

Lei ha aperto la strada

Una conversazione brillante e ricca di ispirazione attraverso le riflessioni e gli spunti esclusivi di Fiorenza De Bernardi, 91 anni di storia dell’aviazione italiana.

Nov 2019

Di Fiorenza De Bernardi, aviatrice italiana e prima donna comandante di aerei di linea, si sa molto, praticamente tutto. Figlia d’arte – suo padre, il Colonnello Mario De Bernardi, è entrato nella storia dell’Aeronautica Militare per le sue abilità di pilota e per i tanti record mondiali e i riconoscimenti ottenuti a livello internazionale, come la mitica coppa Schneider – è arrivata alla cloche quasi per caso dopo giornate spese negli aeroporti a fare “la guardia” all’aereo di suo papà campione di acrobazie. La voglia di volare è arrivata per caso senza premeditazione e con una naturalezza da inconsapevole predestinata. 

Fiorenza dagli aerei non è più scesa ed è diventata lei stessa una leggenda e un esempio per tante pilote di tutto il mondo. Quel che meno si conosce di Fiorenza è l’amore incondizionato per gli animali a partire da Lalà, la cagnolina di famiglia che si vede in tante foto da lei conservate. “Non ammazzo neppure le mosche” ci ha confessato, “perché gli animali e la natura vanno rispettati in tutte le loro forme”. Ancora oggi, a 91 anni, da Roma in auto una volta alla settimana prende la via del mare per raggiungere il Rifugio San Francesco che ospita cani e gatti senza padrone. “Non posso più tenere animali a casa per via dell’età, ma mi occupo ancora di loro e mi ripagano con l’affetto e la fedeltà, virtù rare a trovare nelle persone al giorno d’oggi”.

Sono tante le primavere che si è messa alle spalle, così come le ore di volo, oltre 7000. Per lei non sono molte perché: “solo se uno fa i transoceanici le ore salgono. Certo anch’io ho fatto voli dimostrativi in Australia, India, Afganistan, Kuala Lumpur, Bali, Timor...ma il mio lavoro era prevalentemente quello dei voli taxi, una delle attività più complete perché cambi itinerari e nuove rotte da un momento all'altro…”.

 

Come donna dell’epoca ha infranto molti tabù: essere riuscita a prendere il brevetto di pilota (e per prima quella di pilota di montagna!), lavorare in una compagnia aerea, frequentare corsi di strumentale basico nella base militare di Alghero e, una volta diventata comandante l’aver preteso la divisa con la gonna, “perché così si vedeva da lontano che ero una femmina”. 

Non sembra rendersene conto Fiorenza che queste sue azioni sono stati momenti fondamentali verso l’emancipazione femminile in un settore a prevalenza maschile come quello dell’aviazione, ma un guizzo di orgoglio brilla nei suoi occhi quando racconta che Samantha Cristoforetti nel regalarle il suo libro le ha scritto una dedica che recita “A Fiorenza che ha aperto la strada”. La battaglia per la parità però non le appartiene… Quando le si chiede un consiglio per le ragazze di oggi dice senza esitazione: “se vuoi davvero una cosa falla, non ti fermare finché non l’hai raggiunta. Quando fui assunta da Aeralpi per i miei colleghi ero trasparente. Li affrontai e dissi loro: guardate che sono qui e ci resto. Da quel momento tutto si sistemò”.

 

"Se vuoi davvero una cosa falla, non ti fermare finché non l’hai raggiunta e non mollare mai...Questo è il mio consiglio per le ragazze di oggi "

Certo non nega che certe scelte, a volte, ne escludono altre. “Non ho mai fatto figli perché con i figli ci devi stare e io volevo volare, vedere il mondo, ma essere liberi di scegliere quello che si vuole fare è il regalo più grande che si può ricevere da un genitore… indipendentemente se sei maschio o femmina. Io devo tutto ai miei genitori, ai quali sarò sempre grata per la libertà delle mie scelte. Fin da ragazza ho potuto fare campeggi con gli amici, roccia e sci in montagna: all’epoca, non era abitudine lasciare girare le ragazze liberamente, specie se figlie uniche… e poi il poter fare i miei voli, in un modo diverso e particolare”. 

Rimpianti Fiorenza non ne ha e tanti sono ancora i progetti di cui si occupa: l’Associazione Pilote Italiane, che ha fondato nel 1979, diventata ora Associazione Donne dell’Aria (ADA) della quale fanno parte donne importanti del settore, interviste, convegni, raduni per affermare e sostenere la presenza delle donne nel l’aviazione nazionale ed internazionale, a tutti i livelli.

Chi la vede seduta ai tavoli del bar Panamino nel fresco di villa Ada, per sorseggiare un caffè o un prosecco, si potrebbe sorprendere della sua straordinaria normalità ma lo sguardo è rimasto quello della pioniera dell’aria.