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Pasqua con gli eroi

Rimasti in casa o impegnati sul campo, quest’anno le festività pasquali sono state piuttosto particolari per tanti lavoratori, e questa storia è ispirata a molti di loro.

Apr 2020

L’eroismo è stato al centro di una recente disputa lessicale: è appropriato utilizzare tale termine in tempi di Covid-19? La risposta sanitaria all’emergenza, i soccorsi, ma anche i servizi garantiti ai cittadini, sono atti eroici oppure ordinario senso del dovere?

Forse, si può essere eroi anche solo per un giorno nella vita (cantava il mitico David Bowie), e comunque alla voce “eroismo” del dizionario si trovano sinonimi come ardimento, coraggio non comune, prodezza e (soprattutto) valore. Una situazione mondiale senza precedenti che interessa la salute di tutti, rappresenta poi un contesto convincente per nominare l’eroismo. E se a tutte queste sfumature semantiche e al contesto globale aggiungessimo anche la vocazione umanitaria, la predisposizione al bene, la solidarietà o l’unione, potremmo ritenere legittimo pensare che l’eroismo appartenga potenzialmente a ciascuno di noi.

Partendo da questo assunto, possono essere eroi coloro che ogni giorno portano a termine attività che consentono il prosieguo della vita (sotto ogni aspetto). E alcuni eroismi paiono più eclatanti. Magari perché volano sopra le nostre teste e hanno straordinarietà immediatamente ravvisate dalla collettività, proprio perché la rappresentano: le forze armate, ma anche il pubblico servizio, nazionali ad esempio sono tra le espressioni più imponenti di un popolo ed esistono in virtù delle singole persone che a ogni livello le costituiscono.

Nelle basi aeree, come presso gli uffici amministrativi di Roma e Napoli, dell’Aeronautica Militare sono impegnati circa 35 tra impiegati e operatori Avio Aero: le basi di Treviso, Cameri, Pisa, Grosseto, Gioia del Colle e Trapani ricevono il supporto di professionisti dell’aviazione direttamente in loco, ma attraverso questi ultimi ricevono anche il supporto fondamentale dell’azienda nel suo complesso. Così, nella nostra sede di Brindisi, centro ufficiale di revisione e manutenzione, un team di tecnici esperti è sempre pronto a intervenire sui motori di aerei ed elicotteri dell’Aeronautica serviti dai colleghi “di stanza” presso le stesse basi aeree.

 

È naturale che tale impostazione del lavoro coinvolga e riguardi tutta l’azienda, ma diventa anche più cruciale in uno scenario come quello odierno. Solo per fornire un’istantanea dell’impegno e della moltitudine di operazioni (incluse supporto logistico a protezione civile e ai velivoli stranieri, rientro connazionali ecc) condotte dall’Aeronautica Militare: fino allo scorso 7 Aprile, sono stati 14 i trasferimenti in bio-contenimento di pazienti da un ospedale all'altro. Mentre sono stati 22 i voli effettuati per il trasporto di circa 120 tonnellate di materiale ed attrezzature sanitarie (mascherine, dispositivi di protezione individuale, respiratori) consegnate in otto regioni italiane.

Dalla base di Pisa, la 46ª Brigata Aerea ha effettuato nove di questi trasporti: cinque sul territorio nazionale e gli altri in Germania con i suoi velivoli C-130J. La flotta della 46ª Brigata Aerea presenta velivoli Lockheed Martin C-130J Super Hercules, ma anche i C27J di Leonardo: entrambe sono grandi aerei da trasporto militare, il C130J nella fattispecie è incredibilmente versatile. Da sempre, l’Aeronautica Militare offre il proprio servizio con i suoi C130J – oltre che nelle innumerevoli missioni internazionali ad Al Minhad, Dubai negli Emirati Arabi, in Libia, in Indonesia per lo Tzunami del 2004, in USA per l’uragano Kathrina del 2005 e anche in Mali, Benin e Gao (per la missione “Ridare la Luce”) - per qualsiasi operazione umanitaria, per il trasporto di neonati e bambini in condizioni di emergenza, per i soccorsi durante calamità e, ancor più oggi, per il trasporto in sicurezza di pazienti infetti e ad alto rischio. 

A Pisa, Gianluca De Donno da circa 10 anni è Field Service Representative (FSR) per Avio Aero: “questo ruolo per la nostra azienda esiste da circa 20 anni, e a partire dal mio il passaggio di consegne, è stato un continuo learning on the job… ho carpito tutto ciò che potevo dal preparatissimo personale AM di linea, cosa che continuo a fare, perché non si smette mai di imparare”.

 

"È un orgoglio per me far parte di questo team: ormai alla base ci conosciamo quasi tutti, ed è facile sentirsi coinvolti perché qui mi fanno sentire come in una grande famiglia"

Il percorso di De Donno è alquanto peculiare: entrato in Avio Aero nel febbraio del 2000, è stato operatore del centro di revisione di Brindisi, “sebbene avessi conseguito una Laurea in Sociologia del Lavoro e Organizzazioni, con specializzazione in gestione delle Risorse Umane, perché sognavo di fare quel lavoro…ma poi sono stato stregato dalla passione per il ruolo del FSR e ho deciso di continuare con passione!” 

Infatti, per diversi anni De Donno si è occupato di manutenzione e revisione di motori militari e loro componenti, specializzandosi in assemblaggio e smontaggio, anche delle complesse trasmissioni comando accessori e di potenza con tutti i loro ingranaggi. Ha operato su motori leggendari come il T700, il T64, il T58, le turbine LM2500 (usate per applicazioni navali e industriali) e infine si è dedicato totalmente all’AE2100-D3, il motore turboelica che spinge i C130J.

La missione principale di De Donno è, in sintesi, mantenere la più alta efficienza possibile nei motori della flotta della 46ª Brigata Aerea, affinché siano tutti disponibili e sempre performanti. Questo comporta responsabilità, un’elevata attenzione e impegno quotidiani, per ogni singola operazione di manutenzione, revisione o riparazione di componenti o moduli del motore (la trasmissione di potenza è cruciale per un turboelica). Insieme a tutto questo, un approccio sistematico e risolutivo a qualsiasi tipo di ostacolo o problema tecnico che interessi il motore e ogni suo singolo accessorio.

 

Il lavoro dell’FSR è costantemente connesso a quello dei suoi colleghi negli uffici e nelle fabbriche Avio Aero, infatti l’FSR e il suo team dislocati sul campo (o meglio in aeroporto, alla base) operano come un sinergico ponte tra il cliente (la forza aerea in questo caso) e l’azienda. “Ho contatti e scambi con diverse funzioni ovviamente, ma i più intensi e frequenti sono con i team di Customer Support e Program Management a Brindisi o Rivalta”, dice De Donno. “Come con Marco Russo, ad esempio: per me è prima di tutto un amico e poi un collega, siamo entrati in azienda insieme e lui ha visto nascere e crescere il programma AE2100… lo conosce come le sue tasche e ha una memoria infallibile, perciò lo consulto quando mi servono certezze matematiche sul motore, o mi raggiunge persino alla base quando avviamo delle indagini sui motori ad esempio. Per me, lui è una garanzia!”

Ed esattamente come per chi lavora in fabbrica, anche presso la base sono cambiate le abitudini e subentrate le misure di contenimento: “dal giorno uno, il personale militare ha disposto mascherine, guanti, distanze di sicurezza, sanificazione degli ambienti” racconta De Donno. “Sebbene ci siano rotazione tri-settimanali per evitare sovraffollamento di personale, a livello operativo non è cambiato nulla, la flotta deve essere mantenuta efficiente al massimo… anche perché i velivoli destinati all’emergenza Covid-19, sia per il trasporto in bio-contenimento sia per quello di materiale sanitari, vengono utilizzati quasi quotidianamente”.

 

Il trasporto aereo in bio-contenimento è una delle capacità peculiari dell'Aeronautica, unica insieme alla RAF in Europa, e permette il trasporto di pazienti infetti in totale  isolamento e sicurezza

Tra gli esperti di Avio Aero che prestano servizio al fianco della forza aerea, dislocati nelle varie regioni italiane, c’è chi riesce a viaggiare giornalmente dalla sede aziendale di appartenenza fino alla base (per esempio, da Torino a Cameri o da Brindisi a Gioia Del Colle), e c’è chi invece non abita lontano dalla base. Come Gianluca De Donno, che è fortunato nell’avere a Pisa anche la sua famiglia ma sa bene che ci sono colleghi, o comunque tanti altri lavoratori, che in questa situazione (magari per le giornate di Pasqua) non hanno potuto viaggiare per trascorrere le festività coi propri cari. Leggere il suo commento conclusivo, chissà, potrebbe trasmettere anche a questi ultimi un po' di eroismo… almeno per un giorno.

“Credo che la 46° Brigata Aerea sia motivo di orgoglio nazionale per tutti, soprattutto, perché svolge il suo ruolo con grande discrezione e silenzio, con spirito di devozione e sacrificio, impegno e adattamento. È un orgoglio per me far parte di questo gruppo: ormai, alla base conosco e mi conoscono quasi tutti, io mi sento uno di loro perché mi fanno sentire tale. Si lavora, talvolta anche in allegria, si dialoga e tanto altro… è davvero come una grande famiglia. Il mio desiderio è farne parte anche per gli anni a venire, far crescere i miei due bimbi in questa bellissima città, aiutato da una moglie fantastica. Ma se un giorno dovessi lasciare, per quanto molto dispiaciuto, mi porterei nel cuore un pezzo di vita che mi ha aiutato a crescere ed essere una persona migliore.”