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Non è un gioco per vecchi

Dedicarsi all’aeronautica lavorando sui motori aerei, diventando pilota e poi attraverso la passione per l’aeromodellismo, che è qualcosa di molto serio e incredibilmente vicino alla realtà.

Jul 2019

“Aeritalia Informazioni, I-BIAP al punto attesa 28R, è pronto alla partenza". La torre di controllo replica: "I-BIAP, Aeritalia Informazioni, allineamento e decollo a discrezione, il vento è calmo. Riporta in sottovento. Siamo tutti con te, ragazzo!" 

Sembra quasi un’incomprensibile lingua straniera: si tratta invece del gergo dell’aviazione, usato dai veri piloti.  

“Mi allineo sulle frecce che indicano la soglia di pista spostata, il monte Musinè è dritto davanti a me, fermo l'aeroplano, ultimo controllo al girodirezionale (lo strumento impiegato nella navigazione aerea per il controllo della direzione di volo, ndr.) e porto la manetta a 1.800 giri al minuto e via i freni! Tengo dolcemente la center-line, l'aria inizia a svolgere la sua attività sull'ala, mi sento già più leggero, guardo l'anemometro mentre sto per raggiungere 65 miglia orarie, e devo tirare su! Allora, dirigo la cloche verso di me e finalmente... decollo! Dall’alto osservo l'inconfondibile skyline di Torino, con la Mole e un po' più a destra la basilica di Superga. È un freddissimo mercoledì pomeriggio di novembre, e le ombre sono già lunghe. Come da programma riporto alla torre il sottovento, è come se lo avessi fatto da sempre, ma questa volta sto volando da solo!”.

È così che, nel novembre 2009, Francesco Mandriota, classe 1992, torinese, è diventato allievo pilota: dopo il superamento di questo primo step, qualche anno dopo diventerà pilota privato.  L’incredibile passione di Francesco per gli aeroplani comincia dalla sua infanzia e oggi, oltre ad essere Materials Planning & Execution Specialist di Avio Aero a Rivalta, è anche un grande esperto di aeromodellismo.

Il suo percorso nel mondo aeronautico comincia già al termine della scuola media: si iscrive all’Istituto Tecnico Aeronautico “Carlo Grassi” di Torino per diplomarsi come Perito Tecnico del Trasporto Aereo. E il programma di studi continua a gran ritmo, senza mai una virata. Subito dopo il diploma intraprende un corso biennale post-diploma chiamato “ITS – Istituto Tecnico Superiore – Meccatronica per l’Aerospazio” che prevede 1.800 ore - di cui 600 di stage in azienda. Ed è proprio durante questo corso che Francesco incontra per la prima volta Avio Aero, coinvolta direttamente nell’insegnamento di alcune materie del corso.

Così, Francesco approccia la realtà di Avio Aero attraverso un paio di esperienze in stage da giovanissimo e nel frattempo continua a costruire la sua competenza, e conoscenza, studiando per diventare anche Controllore del Traffico Aereo. Dopo un’esperienza in Leonardo Helicopters a Vergiate (Varese), nel novembre 2014 arriva per Francesco una nuova chiamata dalla sede di Rivalta: questa volta presso la Logistica. Nel 2016, approda nella sua attuale divisione: il Product Fulfillment che gli da la possibilità di lavorare a diretto servizio dei clienti con l’obiettivo soddisfare le loro richieste.

Francesco, il tuo percorso è decisamente votato all’aeronautica in ogni sua forma… persino l’aeromodellismo: come è nato in te tutto questo?

“In realtà, il mio avvicinamento al mondo dell’aviazione è largamente dovuto all’aeromodellismo. Grazie alla mia passione, ho avuto modo di conoscere sin da subito la storia del volo, i pionieri dell’aviazione, i velivoli ed i personaggi che hanno lasciato indelebili tracce nell’ultracentenaria storia del grande sogno di Icaro. Non è un semplice passatempo, ma un amore vero: tutto è cominciato un sabato pomeriggio quando mia mamma, come sempre, mi lasciò davanti all’oratorio a giocare con gli amici, mentre mio papà era al campo volo a far volare le sue ‘creature’. Ad un tratto decido raggiungere mia mamma per chiederle di andare al campo con papà. E da quel giorno, mi recai al campo volo di Collegno per vedere gli aeroplani decollare ed atterrare. Ricordo perfettamente il rumore degli Stinson L-5 Sentinel che trainavano gli alianti: era un appuntamento fisso per me, specialmente nel weekend quando - in fase di atterraggio - passavano sopra casa mia. E li guardavo ammaliato, attendendo il giorno in cui fossi stato io a pilotarli.”

"Durante il tempo libero, Ayrton Senna volava con gli aeromodelli: era la sua tecnica per concentrarsi e vincere. Seguiva rigidi programmi di volo acrobatico per curare i dettagli e abituarsi a non sbagliare"

E oggi cosa significa per te?

“L’aeromodellismo per me è tutto: tutti i sabati pomeriggio, è per me un must fare un salto a Pianezza per far volare gli aeromodelli. E poi volare la domenica, il continuo allenamento, le gare e l’organizzazione delle manifestazioni: è ciò che più mi piace in assoluto. L’aeromodellismo agonistico per me iniziò nell’ottobre 2002 con un piccolo motoaliante con pilotaggio a doppio comando, poi passai a modelli sempre più sofisticati e diventai pilota autonomo. Passato quel test è stata una scalata costante, mesi di allenamento continuo per raggiungere un gran risultato: la vittoria nel 2008 del Campionato Italiano di acrobazia F3A R/C6. Tutti pensano che l’aeromodellismo sia un’attività per vecchi, mi fa piacere invece ricordare il grande pilota di Formula 1 Ayrton Senna: nel suo tempo libero, lui volava con gli aeromodelli. Utilizzava tale disciplina come tecnica per concentrarsi e vincere. Seguiva rigidi e complessi programmi di volo acrobatico per poter curare i dettagli e abituarsi a non sbagliare. Una tecnica vincente, direi.” 

Sembra inoltre un’attività, una competizione molto sfidante dal punto di vista tecnico, vero?

“Realizzare un aeromodello significa conoscere le fondamenta dell’aerotecnica, saper determinare il baricentro del modello, il centro di pressione dell’ala, le superfici mobili che permettono la rotazione, il perfetto posizionamento del motore, saper creare da zero un’elica partendo da un blocco di legno e moltissimo altro ancora. Le complessità sono tante, specialmente se si inizia da piccoli quando ci si scontra con ambiti sconosciuti come la meccanica e l’aerodinamica ma la sfida e soddisfazione è proprio il riuscire a comprendere e anticipare tramite il gioco, argomenti a cui solo molti anni dopo ci si avvicina a scuola”.

Quali similitudini trovi tra il tuo lavoro in Avio Aero e il modellismo?

“Molte, anche perchè in entrambi i casi non sono contemplati errori. Il successo di una manifestazione di aeromodellismo - come la soddisfazione di un cliente - sono il risultato di un ottimo lavoro di squadra dove ognuno è il tassello di un grande mosaico, il cui perfetto posizionamento è fondamentale per il conseguentimento di una brillante risultato”. 

Qual è la tua più grande soddisfazione come dipendente Avio Aero ma anche come aeromodellista?

“Riguardo al lavoro, le soddisfazioni sono quotidiane, ossia ogni qual volta che un cliente riceve quanto richiesto. Da aeromodellista invece, è stata l’esibizione davanti a oltre 125.000 persone in occasione dei festeggiamenti per i 100 anni dell’Aeroporto di Torino/Aeritalia, quando al termine del volo ho ricevuto la stretta di mano con Jan Slangen, Comandante delle Frecce Tricolori: è la foto che segna uno dei ricordi più belli della mia vita”

E il tuo prossimo sogno?

“Da grande ammiratore, sogno di poter volare con le Frecce Tricolori, vivendo l’intero programma acrobatico a bordo del mitico Aermacchi MB339A/PAN. È un volo impegnativo, con notevoli sollecitazioni, è necessaria grande preparazione mentale e fisica, ma chissà, magari arriverà anche quel giorno!”

Aircraft modeling photos in page are courtesy of Lidie Berendsen ©