Culture

Inclusione si legge Diversità

Le storie di Jocelyn e Federico, due giovani accomunati da un percorso in Avio Aero, all’interno dell’ultimo numero di DiverCity, il progetto editoriale che abbraccia temi di inclusione e innovazione.

Jun 2019

Valentina Dolciotti è una consulente aziendale specializzata sui temi D&I e da qualche mese è direttrice di DiverCity, il primo magazine europeo dedicato all’inclusione e innovazione. “DiverCity nasce da un’intuizio­ne del vicedirettore Tiziano Colombi, ovvero quella di raccogliere in un unico ma­gazine voci, passioni, progetti, iniziative, opinioni, attorno al tema dell’inclusione, di cui quotidianamente mi occupo con altrettanta passione e fatica” spiega Dolciotti. “Perché una rivista che racconti tutte le diversità (ambizione altissima) e non solo le più in voga, o le più ‘comode’, è qualcosa che io per prima vorrei avere sul comodino ogni giorno, un punto cui fare riferimento.” 

Valentina Dolciotti svela inoltre come è nato il suggestivo nome della testata che è distribuita gratuitamente: “ho un debito di riconoscenza verso l’amico e scrittore Davide Sa­pienza che, in un’intervista fatta tempo fa, giocando con le parole ha gettato l’amo per questo titolo, a mio avviso molto, molto bello.” E così, a oltre un anno dall’inizio di questa avventura editoriale, all’Arsenale della Pace – Sermig di Torino è stato presentato il terzo numero della rivista.

“Quello di Valentina è un progetto importante, il nostro Paese ha un grande bisogno di sensibilizzazione su questi temi e ora stiamo andando nella direzione giusta – afferma Carlamaria Tiburtini D&I Leader di Avio Aero e relatrice nel panel di presentazione – per noi questo numero è ancora più speciale, si racconta la storia di Avio Aero in materia di Diversità ma soprattutto la nostra scelta di essere inclusivi.” Infatti, tra le pagine di quest’ultimo numero ci sono le storie di Jocelyn e Federico. Due ragazzi con percorsi completamente diversi per genere, origini e trascorsi, ma con una cosa in comune: un lavoro in Avio Aero.

Jocelyn è bellissima. Indubbiamente. È nata in Congo nel 1992 e lì ha vis­suto fino all’età di ventisei anni, dopo aver conseguito una laurea in Comuni­cazione aziendale. Ha dovuto abban­donare il Paese e la famiglia per motivi politici ed è arrivata in Italia, da sola e senza documenti, nel febbraio del 2018.

È stata accolta dal SERMIG di Torino, che da antica fabbrica di armi ormai in disuso, oggi è diventato un “arsenale dell’accoglienza”, aperto 24 ore su 24, dove si incontrano culture, religioni e schiera­menti diversi per conoscersi, dialogare e cooperare. Il SERMIG fornisce ospi­talità e sostegno a madri sole, carcera­ti e stranieri di ambo i sessi e aiuto a coloro che necessi­tano di cure. 

Da molto tempo Avio Aero collabora con il SERMIG ed è così, per un incro­cio di destini, che Jocelyn è approda­ta in azienda. Ha iniziato tempo fa uno stage che ha come obiettivo (anche) accumulare ore lavorative utili per il ri­conoscimento del titolo di studio con­seguito in Congo. In questo nuovo percorso è affianca­ta da due tutor, che la supportano sia nelle mansioni specifiche sia nel co­struire un metodo di lavoro persona­lizzato, che potrà utilizzare dovunque vorrà lavorare in futuro.

È infatti chiaro fin da subito che la pre­senza di Jocelyn è uno scambio di com­petenze, un arricchimento reciproco, per Avio Aero e per lei stessa. Il vissuto che porta, le lingue differenti che parla, le esperienze pregresse sono un valore aggiunto e solo un punto di partenza nel suo percorso di crescita.

Le settimane scorrono e Jocelyn ac­quista fiducia in sé stessa, il team la supporta, impara come “fun­ziona” l’azienda e la comunicazione al suo interno, sa rendersi utile. I dubbi iniziali, la paura di non poter contribuire alla crescita di un’azienda “così grande e complessa” via via sfumano, e la voglia di accresce­re le proprie capacità prende il so­pravvento su ogni timore. Il desiderio di crescere professionalmente la sprona, chissà che un giorno il suo sogno di diventare Responsabile Comunicazio­ne di un’azienda non si realizzi… Una cosa è certa. Oggi, sebbene il suo percorso in azienda sia terminato proprio poco fa, la sua passio­ne ha saputo trovare casa e il suo bagaglio di esperienze e competenze si è sicuramente ampliato.

Anche Federico è giovane e conoscere la sua storia è un’inestimabile fonte di ricchezza interiore. Federico è nato nel 1994, si sta laure­ando in Economia e Commercio, a Ge­nova, e ha un sorriso dolce e spiazzante. A causa di un incidente automobilistico gli studi (e le altre attività) che stava svolgendo si sono interrotte per circa due anni. Oggi Federico è tetraplegico e ne parla con serenità, perché questa diversità non racconta la sua interezza, è solo una parte del tutto. 

A solo un anno dall’incidente ha ripre­so gli studi e conta di laurearsi il pros­simo anno. L’incidente non l’ha fermato, anzi, gli ha dato una spinta in più: mettendo a frutto gli studi fatti fino ad ora ha avvia­to una start up che progetta e vende ausili per persone disabili. Progetto che ha brevettato, in collaborazione col Po­litecnico di Losanna e quello di Torino.

L’incontro tra Federico e Avio Aero è stato casuale, sempre che il Caso esi­sta… l’azienda, rinomata per le poli­tiche inclusive che la animano, ha at­tratto Federico, interessato ad avviare un tirocinio universitario. Detto fatto? Burocraticamente l’attivazione della collaborazione è stata complessa, ma ha ribadito la ferma volontà – da en­trambe le parti – di non voler perdere quest’occasione.

Perché di questo si tratta, ancora una volta: un’occasione di crescita, un valo­re aggiunto per tutti gli attori in gioco. 

La struttura del tirocinio di appren­dimento è di 240 ore distribuite in tre mesi, un monte ore che va suddiviso e organizzato in accordo con lo Smart Working che è attivo in Avio Aero e di cui Federico beneficia. Federico, racconta che i primi giorni in azienda sono stati bellissimi e stimolanti, l’ambiente sicuro che gli è stato crea­to attorno a tratti lo imbarazza e ha la preoccupazione – propria di tutti colo­ro che non si sentono mai arrivati nella vita – di avere le capacità per realizza­re nel modo migliore i compiti che gli vengono assegnati.

L’incarico affidatogli è apprendere i pro­cessi di monitoraggio e gestione dei bu­dget ingegneristici di Avio Aero. In ufficio assiste il lavoro dei colleghi nell’avanza­mento dei processi, mentre nei giorni di lavoro da casa rielabora i dati, analizza i dati creando grafici per poterli esporre.

Le opinioni e le impressioni che porta in ufficio sono senza filtri, esterne alle dinamiche dell’azienda, e così regala ai colleghi feedback “non contaminati”. Sorride svelando una piccola difficoltà incontrata: l’uso in Azienda frequente di acronimi, che non sempre sono di immediata comprensione. Lo consolia­mo dicendo che è una fatica comune… 

La tecnologia, invece, sa davvero es­sere inclusiva ed è di grandissimo sup­porto ad alcune limitazioni fisiche a cui è soggetto: Avio Aero lo ha collocato in una situazione di comfort “fantasti­ca, a tratti surreale” e si sente sereno e fiducioso. Andare al lavoro e sentirsi come a casa non è cosa da poco.

Ha due sogni nel cassetto: creare una famiglia, tra qualche anno, e mettere la firma ad un progetto nuovo nel qua­le la tecnologia faciliti la vita delle per­sone. Non necessariamente persone con disabilità, specifica.

 “Diversity and inclusion are like inviting everyone for a party but not everybody can dance” (Rose Cartolari)

The original copy version of this story is available on DiverCity Mag