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Essere "sè STEM"

Una chiacchierata di grande ispirazione con un’ingegnera che racconta il suo percorso tecnico-professionale tra fabbriche e motori, e di come questo possa essere naturale per una donna.

Oct 2019

Manuela è Ingegnere meccanico. Il suo sogno di bambina era quello di viaggiare e conoscere il mondo, o (influenzata dai telefilm anni ’80) di fare la poliziotta “a difesa dei deboli”: a diventare ingegnere, a quel tempo, proprio non ci pensava. Anche se qualche segnale di interesse verso le attività STEM (Science, Technology, Engineering and Maths) si intravedeva già allora: infatti, adorava sfidare i suoi fratelli nelle gare con le automobiline, costruire con i Lego e giocare con trenini in scala e le loro ferrovie.

Oggi, Manuela lavora a Brindisi e guida il team di Sviluppo Repair e Pubblicazioni Tecniche, a supporto dei programmi civili e militari per i quali AvioAero detiene la Design Responsibility. Le attività del team spaziano dalla ricerca e sviluppo di tecnologie di repair additive, alla progettazione di repair e limiti di esercizio per componenti e moduli, fino alla loro pubblicazione secondo le richieste dei singoli clienti e all’industrializzazione nelle sedi Avio Aero e GE Aviation che offrono assistenza per i motori aerei.  

Manuela, chi ti ha ispirato e guidato nel tuo percorso formativo/professionale?

“Diciamo che ho semplicemente seguito il mio istinto, molta curiosità e la necessità di fare cose sempre diverse per non annoiarmi. Ho frequentato il liceo classico, ero appassionata di italiano e greco, ma ho poi abbandonato per timore di annoiarmi all’idea di seguire studi umanistici, e mi sono orientata verso materie STEM. Fisica mi è sembrata troppo teorica: vedevo come unico sbocco professionale la ricerca o l’insegnamento, e la prospettiva non entusiasmava granché. La scelta è ricaduta quindi su Ingegneria: un percorso molto concreto e vicino alla realtà.  Quando durante il corso per conseguire la patente di guida ho “scoperto” i motori a combustione, le trasmissioni e tutto il resto, ho capito che la scelta sarebbe stata Ingegneria meccanica: si accese una passione per la tecnologia che non si è più spenta. Oggi, nel ruolo che ricopro, cerco di affiancare alla tecnologia approfondimenti sul people management, convinta che i risultati delle aziende sono determinati dalle persone, ovvero da ciascuno di noi.”

Qual è stato il tuo percorso prima di approdare alla tua attuale posizione?

“In Avio Aero il percorso è cominciato prima come Design Engineer e Project Leader nel dipartimento di Ingegneria, poi come Repair Engineer, Focal per le turbine di bassa pressione, fino a ricoprire il ruolo di Controlled Title Holder (uno dei ruoli chiave in Ingegneria per la condivisione e diffusione delle competenze tecniche, attraverso attività strutturate di progettazione design practice e mentoring). Molte delle attività che ho seguito mi hanno consentito di interagire con la produzione e diverse altre funzioni aziendali, in team integrati ma anche con team collocati all’estero (US, Brasile, Turchia, Singapore, Polonia, Giappone). Questa esperienza mi ha davvero arricchita molto, anche dal punto di vista personale: ci si rende conto di quanto il contesto possa essere diverso, della necessità di adattarsi a visioni/abitudini diverse e si impara ad apprezzare le peculiarità di altre culture.”

Hai lavorato anche in altri settori di business o sei affezionata a quello aeronautico?

“Ho iniziato nel settore automotive a Torino: per la precisione, in una fonderia dove ho scoperto con sorpresa che le performance delle operatrici donne erano migliori dei loro colleghi uomini. Ho incontrato alcune donne appassionate come me di tecnologia ed entusiaste del loro lavoro: è stata una conferma e uno stimolo importante per gli step successivi. Non avevo specifica passione per l’aeronautica: oggi ne riconosco le peculiarità e le apprezzo molto.”

Qual è l’aspetto più stimolante sul lavoro e la tua missione principale?

“La mia missione principale ritengo sia garantire l’esecuzione delle attività strategiche per la crescita di Avio Aero e GE Aviation, facendo in modo che le persone del mio TEAM e non solo siano consapevoli di fare qualcosa di importante, anche critico per aspetti di sicurezza, e se ne sentano protagoniste.”

Parlaci del tuo team…

Penso di avere l’onore (... e l’onere) di guidare uno dei migliori team di ingegneria di GE Aviation, che attraversa inoltre un momento di sviluppo e cambiamenti significativi. Sono persone focalizzate sulla soluzione dei problemi, aperte al confronto e alla collaborazione efficace, sempre pronte ad espandere la loro comfort zone. Si spendono ogni giorno sulle singole attività con forte senso di ownership. Nell’ambito delle attività Service, il Repair dei motori, sia commerciale che militare, apre ad opportunità di sviluppo importanti e si puo’ costruire molto: credo che questo team sarà presto chiamato a giocare un ruolo di guida e dovremo farci trovare preparati, sia tecnicamente sia come leaders.”

Nell’ambito lavorativo, qual è una frase che non ti piace sentire e quale una che invece ripeti spesso?

“Non mi piace sentire: ‘Abbiamo fatto così la scorsa volta’… la legacy è il nostro punto di partenza, ma poi occorre verificare il nuovo contesto e provare a dare un ulteriore contributo.

Ripeto spesso “occorre essere autorevoli…” bisogna prepararsi ed avere buon livello di consapevolezza tecnica e di metodo. 

Se potessi tornare indietro nel tempo,  quale personaggio illustre (STEM) vorresti conoscere ?

“Margherita Hack!... ‘È così bello fissare il cielo e accorgersi di come non sia altro che un vero e proprio immenso laboratorio di fisica che si srotola sulle nostre teste.’ Cit.

"Non uniformarsi agli atteggiamenti più diffusi in ambito STEM - tipicamente maschili - e perseverare nell’essere sé stesse anche quando può sembrare controproducente"

Qual’ è il tuo consiglio per una giovane studentessa che vuole intraprendere una scelta formativa e una carriera in ambito STEM?

“Se penso alle mie figlie adolescenti, più che dare consigli generalmente faccio domande e le invito a farsi domande, affinché diventino persone ben consapevoli delle loro capacità. L’unico suggerimento che mi sento di dare è focalizzato sul metodo: non uniformarsi agli atteggiamenti più diffusi in ambito STEM - tipicamente maschili - e perseverare nell’essere sé stesse anche se può sembrare controproducente. Imitare gli uomini non solo non ci riesce bene, ma ci mette in difficoltà. Siamo efficaci quando valorizziamo le nostre peculiarità (l’empatia in primis).  Ed è fondamentale avere un buon livello di autostima - che si può rafforzare con un buon lavoro da fare su sé stesse - e autorevolezza.”