Culture

Modelli positivi cercasi

Una riflessione a tutto tondo sulla direzione dell’industria 4.0, dei lavoratori e del digitale in Italia e non solo.

Dec 2017

I “protagonisti della quarta rivoluzione industriale” e le loro storie nelle fabbriche del futuro. È stato questo il tema del tradizionale evento di fine anno di Avio Aero che si è tenuto a Roma a fine novembre. Punto di partenza del confronto, il libro “La nuova chiave a stella”, scritto dal giornalista de Il Corriere della Sera Edoardo Segantini che, tra le 14 storie narrate, racconta anche quella di Serena Barbieri, giovane  ingegnere che lavora nello stabilimento Avio Aero dedicato alla manifattura additiva, presente, anche lei, alla serata. Insieme a Segantini, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School e Stefano Firpo, Direttore Generale Politica Industriale, Competitività e PMI al Ministero dello Sviluppo Economico, hanno dato vita a un confronto ricco di stimoli sulle nuove generazioni e professionalità, sulle competenze che si trasformano di pari passo con il panorama industriale e sulla ricerca di nuovi modelli per la formazione dei lavoratori di domani. Di seguito ospitiamo le considerazioni e i nuovi spunti di riflessione del giornalista e autore del libro, che abbiamo raccolto a margine dell’evento.   

“Presentare un proprio libro è un’occasione utile e laboriosa di confronto e di ascolto. E’ come scriverlo una seconda volta. A questo ho pensato dopo aver presentato a Roma, su invito di Avio Aero, ‘La nuova chiave a stella. Storie di persone nella fabbrica del futuro’, edito da Guerini. Paola Mascaro, Communications and PA leader di Avio Aero, ha guidato la discussione rendendola avvincente: concentrata nei temi e serrata nei tempi. Interessanti sono stati gli interventi dei miei interlocutori, il direttore generale del Mise Stefano Firpo e il responsabile della Luiss Business School Paolo Boccardelli.

Non voglio qui sintetizzare un dibattito che è stato tanto ricco di spunti, riflessioni e sfumature. Preferisco riprendere alcuni dei temi su cui la discussione mi ha più indotto a riflettere.

Prima, però, vorrei spendere due parole su ciò che il mio libro è e su ciò che non è. Innanzitutto è un viaggio-inchiesta, durato più di un anno, nella Quarta Rivoluzione Industriale, vista attraverso le persone e non attraverso le macchine. Quindici uomini e donne, collocati su diversi gradini della scala gerarchica e sociale, che hanno alcuni tratti in comune. Amano il proprio lavoro. Hanno il gusto per le sfide. Sanno lavorare in gruppo. Si mantengono aggiornati: l’alternanza scuola-lavoro, si è detto durante la discussione, ce l’hanno nel sangue. Tuttavia non sono eroi di carta, figurine edificanti per un ideale album dell’Industria 4.0. Sono uomini veri e donne vere. Che riportano successi e subiscono sconfitte.

 Ho scelto queste storie perché sono convinto che a tutti noi servano modelli positivi. Stanno circolando, anche per colpa di noi mass media, convinzioni sbagliate e deprimenti. Che l’uomo sia destinato a diventare sempre più marginale nel processo produttivo. Che l’Italia sia un’industria perdente. Che l’alternanza scuola-lavoro sia un imbroglio che danneggia i giovani. Sono fake news, anzi fake views, eppure circolano, sospinte dai cattivi umori di un Paese depresso, che guarda con sospetto ogni analisi positiva.

Quando vedo un gruppo di ragazzini che interrompono per protesta l’apertura dell’anno accademico di un ottimo ateneo come l’Università Bicocca di Milano, penso che noi “grandi” non siamo riusciti a spiegare ai giovani il mondo dell’impresa, del lavoro, della formazione: forse non ci abbiamo neanche provato. Dunque ritengo che ci sia bisogno di modelli positivi perché l’evoluzione della tecnologia nei luoghi di lavoro non dipende dal fato ma soltanto da noi.

Ecco perché mi sembrava importante far emergere come, nelle aziende migliori (quelle che praticano il miglioramento continuo, che costruiscono filiere competitive, che aumentano la produttività e la reattività a mercati sempre più variabili), in questo tipo di aziende le persone svolgano un ruolo sempre più centrale. L’operaio come il tecnico, il manager come l’imprenditore. Sono convinto che le aziende vincenti di domani saranno quelle che riusciranno a massimizzare e a rendere più creativo il contributo umano

Perché questo possa avvenire però dobbiamo realizzare almeno due riforme importanti: una è salariale e l’altra formativa. Non possiamo parlare di ‘operai aumentati’ se sono aumentati solo nelle responsabilità e non nella busta paga. E poi la sfida della formazione, davvero cruciale, su cui, nelle nuove presentazioni del libro, voglio insistere ancora di più. I ritardi del sistema formativo italiano rispetto a quello tedesco sono clamorosi: solo l’8% dei nostri lavoratori si aggiorna professionalmente contro il 30% della Germania. Alcune cose si muovono nel senso giusto: il ministro Calenda sta introducendo il credito d’imposta per chi investe in formazione. Nascono importanti esperienze aziendali (come le academy d’impresa) e territoriali (come l’Università Muner nella Motor Valley emiliana). Però i Competence Center previsti dal Piano Industria 4.0 non sono ancora partiti mentre i tedeschi ne hanno già fatti decollare cinque su quindici. Le cose insomma si muovono ma troppo lentamente, grazie anche a una burocrazia paralizzante.

 Infine credo che debba essere potenziata l’iniziativa di comunicazione per raccontare a tutti, giovani e no, nei termini corretti, il mondo dell’impresa. Perché solo un buon sistema d’imprese può produrre posti di lavoro, solo un buon sistema formativo può creare le competenze che servono alle imprese, solo un buon sistema sociale può generare gli antidoti per combattere le vecchie e le nuove disuguaglianze.”