Culture
L'eredità dell'innovazione
Il viaggio attraverso la memoria del sito di Pomigliano, grazie all’esperienza delle sue persone, forma un ponte fatto di competenza motoristica che unisce l’avanguardia di ieri all’eccellenza di oggi.
Dec 2022
Per il mondo dell’aeronautica e gli appassionati di aviazione in Italia, l’anno 2023 si annuncia entusiasmante. Infatti, alla ricorrenza del centenario dell’Aeronautica Militare, di cui Avio Aero è sponsor ufficiale, l’anno nuovo vedrà anche un percorso di riscoperta storica e di valorizzazione della memoria industriale di uno dei territori più cari all’azienda, nel quale affondano radici tecnologiche e competenze uniche.
Il comune di Pomigliano d’Arco (a pochi chilometri da Napoli) ha infatti dato il via a una rassegna storica, in collaborazione con Avio Aero Pomigliano e le maggiori aziende aeronautiche e di altri comparti presenti sul territorio (come, ad esempio, Leonardo e Stellantis), che porterà a realizzare il sogno da tempo coltivato: il Museo dell’Industria e del Motore (MIM).
“L’idea nacque nel 2018, in prossimità delle celebrazioni per gli 80 anni del nostro stabilimento di Pomigliano (in origine chiamato stabilimento di San Martino)”, racconta Vincenzo Vegnente, Environment Health & Safety Leader di Avio Aero Pomigliano, che coltiva una grande passione storiografica forte di 35 anni di carriera in azienda. “Consultai l’archivio del Museo Alfa Romeo di Arese per ripercorrere, attraverso i numerosi reperti storici, la storia del nostro stabilimento”.
Lo Stabilimento di San Martino, oggi noto come Avio Aero Pomigliano d’Arco, venne costruito nell’aprile 1939 e fino al 1996 (anno dell’acquisizione da parte dell’allora Avio) si fregiò del marchio Alfa Romeo Avio scrivendo capitoli leggendari dell’industria aeronautica italiana. Consapevole di ciò, il comune di Pomigliano con il Sindaco Gianluca Del Mastro - cultore di musei e filologo di formazione - ha costituito nel 2021 un comitato storico-scientifico coinvolgendo Gioacchino Ficano, Operations Leader di Avio Aero a lungo a capo del sito pomiglianese, e il Professor Aniello Cimitile, professore emerito dell’Università del Sannio (autore del libro “Sopra le macerie”).
“La storia di Pomigliano è una storia di motori, la sua vita industriale è stata centrale nell’ultimo secolo e la cittadinanza ha sempre avvertito la presenza di questo forte legame e della stessa trasformazione industriale nei decenni”, dice il Sindaco Del Mastro. Parlando, inoltre, di un sentimento da trasmettere alle nuove generazioni affinché “le industrie non siano corpi estranei al tessuto cittadino, ma siano parte integrante della comunità. E il museo che abbiamo in mente vuole fare da tramite tra la comunità, la sua stessa cultura e le industrie con il loro sviluppo e la loro prospettiva futura”.
Le due giornate degli scorsi 15 e 16 dicembre, hanno segnato l’avvio del progetto con due importanti convegni: uno svoltosi nell’aula del Consiglio Comunale nel primo giorno (insieme ai rappresentati delle industrie di vari settori coinvolte), e l’altro ospitato nell’auditorium “Romeo” di Avio Aero Pomigliano, il giorno seguente.
La giornata del 16 dicembre ha visto la partecipazione, oltre al Sindaco e al Prof. Cimitile, di esperti di alto livello e istituzioni locali: il Curatore del Museo Alfa Romeo Lorenzo Ardizio, gli architetti Rosa Vitanza e Carola Coppo, l’Assessore alle Attività Produttive Regione Campania Antonio Marchiello, la Vicepresidente del Consiglio Regionale della Campania Valeria Ciarambino e l’esperta internazionale di musei Nadia Barrella intervenuti nella discussione e a sostegno dell’iniziativa.
"Esiste un sentimento da trasmettere alle nuove generazioni affinché le industrie non siano corpi estranei al tessuto cittadino, ma siano parte integrante della comunità"
“La seconda giornata è stata di fatto l’inaugurazione di un percorso di riscoperta della storia, e ha visto la premiazione delle migliori idee progettuali presentate per il museo”, racconta Vegnente. “In questa fase analizziamo il periodo dal 1939 al 1944, prossimamente in estate passeremo in rassegna il periodo 45-52 quando fu fondata l’Aerfer e in quattro successivi step arriveremo ai giorni nostri. E ci proietteremo così nel futuro”.
La storia di Pomigliano narra della costruzione ed evoluzione del più grande polo industriale nel Sud Italia: dal primo dopoguerra e attraverso tutto il secondo conflitto mondiale (a causa del quale, nel maggio del ’43, lo stabilimento subirà un tremendo bombardamento), sul territorio accanto alla produzione aeronautica si è insediata anche quella automobilistica, con un importante indotto, quella ferroviaria e auto-filoviaria.
Un patrimonio storico fatto non solo di fabbricati, motori, macchine ed eredità manufatturiera, ma anche di rappresentazioni artistiche del mondo del lavoro, come le metope (formelle di terracotta rappresentative dei mestieri dell’industria aeronautica, visibili sulle facciate dei palazzi di Pomigliano) e di una impressionante rete di cunicoli e gallerie sotterranee che si diramano per circa 10km ospitando rifugi antiaerei e collegando reparti della fabbrica con il centro città e persino altre fabbriche. “Vogliamo valorizzare queste infrastrutture ed ospitarvi delle mostre dedicate. Ad oggi, abbiamo mappato circa 3,5km sotto lo stabilimento”, dice Vegnente.
Lo stupore, di fronte a tale patrimonio, è manifesto persino in chi, come Lorenzo Ardizio, ha fatto dell’arte e della cultura museale la propria professione. “I motori aeronautici sono in mostra fin dall’ingresso nel Museo Storico Alfa Romeo di Arese, questo perché dai primi anni ‘30 e fino alla fine della II Guerra Mondiale hanno costituito la spina dorsale del business, continuando nei decenni successivi. Sono senz’altro un nucleo centrale e fondamentale del nostro museo”.
Come per quello di altri illustri marchi europei o americani di vetture automobilistiche o motocicli, anche il DNA Alfa Romeo è stato fortemente influenzato dall’aeronautica: “nella tecnologia, nella mentalità, nei processi, come nella ricerca della qualità. Nel nostro museo tutto questo è molto valorizzato, prima di parlare di auto parliamo di motori per aerei: il primo motore aeronautico nasce insieme alla prima auto nel 1910, un legame inscindibile”, dice Ardizio.
“Oggi è bello vedere la brillantezza e il successo di Avio Aero, che porta con sé l’eredità ambientale, architettonica di questi edifici. E vedere inoltre una sensibilità non comune verso questo patrimonio, che oltre che industriale è sociale, culturale, tecnico”, ha aggiunto Ardizio dopo aver ascoltato gli interventi dei colleghi di Pomigliano.
"I motori aeronautici sono in mostra fin dall’ingresso nel Museo Storico Alfa Romeo, questo perché dai primi anni ‘30 e fino alla fine della II Guerra Mondiale hanno costituito la spina dorsale del business, continuando nei decenni successivi"
In particolare, durante la conferenza dell’auditorium sono intervenuti Michele Barbato, Leader dell’area Service di Avio Aero Pomigliano e Gianni Mainiero Lean Manufacturing Engineer. Barbato ha evidenziato come, sin da principio, lo stabilimento fosse un luogo dove i motori per aerei si producevano (su licenza di grandi marchi degli anni ’30 come De Havilland e Daimler Benz) e dove si manutenevano e testavano.
“Passione e sentimento, è ciò che abbiamo respirato durante questi due giorni e sono sicuro che la relazione e integrazione che negli anni abbiamo avuto con le altre grandi industrie vicine risulterà un beneficio per la riuscita del museo”, ha dichiarato in auditorium Barbato.
Al contempo, Mainiero ha offerto una rassegna molto interessante sull’avvio della produzione nell’allora Stabilimento di San Martino, che ebbe un ruolo cruciale in un’epoca in cui l’Italia guidata da Mussolini accresceva la sua capacità militare. Mainiero ha citato l’AR 110, l’AR 115 e il motore RA 1000 RC 41 ‘Monsone’ dicendo che “la nascita e la crescita dello stabilimento in quei tempi molto difficili ha fatto sviluppare un forte senso di appartenenza; in particolare il lavoro di revisione dei motori che richiedeva precisione, accuratezza e molta manualità ha lasciato in eredità l’attenzione e la cura che ancora oggi si respira nelle officine di Pomigliano”.
Motori a 4, 6 o 12 cilindri e ovviamente ad elica, che al tempo equipaggiavano essenzialmente aerei militari da addestramento e collegamento, e che mostravano una certa avanguardia oltre a prestazioni eccellenti: l’RA 1000 RC41 sviluppava una potenza al decollo 1159 CV e riusciva a fornire 1050 CV alla quota di 4100 mt. Motorizzava i Macchi 202 e i Reggiane 2001, che divennero i migliori caccia dell’allora Regia Aeronautica fino al 1943.
Dopo la guerra mondiale, e la ricostruzione di quasi 2/3 di stabilimento distrutto dalle bombe, il sito di Pomigliano riprese attorno al 1948 la produzione degli AR110 e 115, collaborando con grandi player come Pratt & Whitney, Rolls-Royce e GE, e aggiungendo modelli nuovi come AR131, diversi altri motori della prima generazione a getto.
Negli anni, si raggiunse il massimo della capacità con la certificazione dell’AR 318, che permise di far diventare l’Alfa Romeo Avio la prima azienda italiana a progettare, sviluppare e costruire autonomamente un motore aeronautico a turboelica poi installato su un Beechcraft King Air per le prove in volo.
“L’AR318 è stato un protagonista della nascita e della crescita della progettazione a Pomigliano, e può suggerire una curiosa analogia con il nostro Catalyst”, racconta Mainiero. “Se vogliamo, il Catalyst si inserisce come ponte fra le esperienze del passato e l’eccellenza che rappresentiamo oggi”.
Il primo turboelica italiano venne infatti certificato nel 1985, ma l’azienda di allora aveva piani industriali diversi e totalmente assorbiti dal boom commerciale dell’auto. Ma la storia, si sa, è magistra vitae e per questo, citando il discorso di Gioacchino Ficano nella sala consiliare: “permette di comprendere il presente e proiettarci verso il futuro”.
“Il grande lavoro che abbiamo portato avanti in questi mesi con il Sindaco Del Mastro e con il professor Cimitile, che ringrazio ancora per la loro passione e per la condivisone della loro sapienza, ci permette di riscrivere la storia del nostro territorio attraverso la nostra memoria industriale. Un percorso che rafforza il nostro legame con questa terra e che ritengo sia l’eredità dell’innovazione, un dono che possiamo restituire alla comunità”.
Ph. Credits Silvano Caiazzo, and Avio Aero / Fiat historical archive.