Culture
Il coraggio delle Utopie Realiste
Biennale Tecnologia sta per cominciare, con Avio Aero di nuovo al fianco del Politecnico di Torino, mettendo al centro un tema cruciale e un ricco programma che ci ha raccontato il nuovo Rettore.
Apr 2024
La capitale subalpina tornerà a tingersi di un rosa lucente, intenso dal prossimo 17 aprile, e per il seguito della stessa settimana, per la quarta edizione di Biennale Tecnologia a cura del Politecnico di Torino. La manifestazione, nata nel 2019, è organizzata dall’iconico ateneo ingegneristico – premiata per la quarta volta con il prestigioso riconoscimento della Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica – e quest’anno ha scelto il titolo “Utopie Realiste”.
Quest’ultimo rappresenta un “falso ossimoro”, come spiegano i curatori scientifici Juan Carlos De Martin e Luca De Biase, che apre alla possibilità di leggere e interpretare con occhi diversi ciò che ci circonda, di trovare soluzioni nuove a problemi complessi, di riflettere in concreto su mondi alternativi ma plausibili. Utopia e realismo sono opposti che si attraggono.
Una settimana molto densa che si articola tra 25 sedi cittadine, supportata da 70 partner culturali, con 160 tra appuntamenti e incontri, circa 280 ospiti da tutto il mondo, oltre 60 mostre, attività e visite guidate che coinvolgeranno più di 700 studenti delle scuole medie-superiori in aggiunta alla grande affluenza di studenti universitari, i quali saranno organizzati in 17 team che presenteranno prototipi tecnologici.
Il programma sarà aperto a un pubblico di ogni età, stimolato nell’immaginare futuri possibili con libertà e coraggio, e con l’obiettivo di trasformare le idee in progettualità, invitato a gettare lo sguardo verso prospettive future – coraggiose e concrete allo stesso tempo – per immaginare insieme nuovi mondi possibili.
Quest’anno Biennale Tecnologia esplora il rapporto tra tecnologia e società, nel bel mezzo di quella che gli scienziati chiamano una “policrisi”: una tempesta perfetta di crisi diverse e interconnesse, durante la quale è impossibile affidarsi esclusivamente alla tecnica o alla tecnologia perché non basteranno senza il cambiamento di visione e abitudini umane.
Sempre nell’anno in corso, a gennaio, il Politecnico di Torino ha proclamato il nuovo Rettore, Stefano Corgnati, già Professore Ordinario di Fisica Tecnica Ambientale presso il Dipartimento Energia “Galileo Ferraris” con una brillante carriera alle spalle. Negli anni, Corgnati ha ricoperto ruoli di crescente rilevanza all’interno dell’ateneo (in ambito amministrativo, di ricerca tecnologica e sostenibile), oltre a incarichi presso fondazioni e consorzi e ruoli istituzionali – è stato sindaco di Livorno Ferraris (VC) per due mandati nonché consulente del governo Draghi presso il Ministero della Mobilità e delle Infrastrutture Sostenibili.
Poco dopo la sua nomina a Rettore, ha l’occasione di vivere da protagonista Biennale Tecnologia: che effetto le fa e come si sta preparando a questo evento?
“Biennale Tecnologia è il primo grande evento che accompagna l’inizio del mio mandato rettorale. Sono molto felice di inaugurare questa manifestazione che negli anni è cresciuta e si è aperta sempre di più alla cittadinanza e al territorio, diventando un punto di riferimento per il dialogo e il confronto sul rapporto tra tecnologia e società e come gli effetti della prima possano portare benefici sulla seconda”.
Il programma sarà fittissimo, entusiasmante e molto vario, cosa raccomanderebbe a giovani, studenti e cittadini o visitatori da ogni luogo per godere al meglio l’esperienza?
“Il mio consiglio è di esplorare le attività della manifestazione con la curiosità di un viaggiatore, perché con Biennale Tecnologia offriamo un percorso interdisciplinare e trasversale tra idee e realizzazioni: si avrà la possibilità di ascoltare nuovi punti di vista su temi urgenti, di conoscere i nostri team studenteschi e i loro progetti, di assaporare la nostra didattica con i suoi moderni percorsi formativi, di incontrare le nostre ricercatrici e i nostri ricercatori e con loro visitare i nostri laboratori, dove realizziamo le nostre ricerche da quelle di base a quelle con le imprese”.
"Sono un ingegnere meccanico, quindi sono sempre stato rapito dal fascino della elevata densità di innovazione tecnologica del settore aeronautico e aerospaziale, da sempre ispiratore delle collaborazioni tra imprese e università"
Se pensiamo a come la tecnologia abbia permeato ormai ogni ambito della vita umana, l’IA è certamente quella del momento ed è anche al centro del panel cui parteciperà Avio Aero, parlando del trasporto del futuro. Qual è la sua prospettiva su tale tecnologia?
“L’Intelligenza Artificiale è oggi tema centrale, che va investigato, compreso e gestito nelle sue potenzialità consapevoli degli aspetti critici, anche di natura etica. Il Politecnico è stato fin da subito presente sui tavoli nazionali e internazionali per portare un contributo scientifico e organico sul tema AI: il suo sviluppo e la sua applicazione sui diversi ambiti della società può generare evidenti opportunità e a fronte di rischi da fronteggiare. In campo accademico, gli effetti sulla ricerca e sulla formazione sono già oggetto di un puntuale approfondimento e sono un elemento cardine del mio programma di mandato. Una riflessione che si estende anche all’utilizzo dell’IA nei processi che riguardano sia il mondo industriale sia le pubbliche amministrazioni. Insomma, lo sviluppo dell’IA generativa impone una riconsiderazione di tutto ciò che il nostro Ateneo fa, e di come lo fa. Per questo, nei prossimi mesi verrà istituita una Commissione di Studio per analizzare l’impatto dell’AI sulle nostre missioni istituzionali”.
Avio Aero e il Politecnico di Torino condividono una storia centenaria, la partnership di ricerca e una comunità di talenti, scienziati, professionisti che nel tempo ha definito l’industria e l’aviazione stessa: che affinità ha con il nostro settore e cosa significa per lei la collaborazione accademia-industria?
“Sono un ingegnere meccanico, quindi sono sempre stato rapito dal fascino della elevata densità di innovazione tecnologica del settore aeronautico e aerospaziale, da sempre ispiratore delle collaborazioni tra imprese e università. Una collaborazione con il mondo delle aziende che, per il Politecnico, è sempre stata stretta e feconda. Le imprese ci pongono in modo sempre più chiaro e deciso la loro domanda di innovazione tecnologica. Per il nostro Ateneo questo è una grande ricchezza. Il Politecnico deve evolvere sempre più verso un modello in cui risponde come un ‘sistema integrato’ ai problemi complessi che il settore industriale pone, con saperi che mettono a frutto in un ambiente interdisciplinare le conoscenze dipartimentali. Un sistema Ateneo, coordinato e organizzato, forte di una didattica di eccellenza e di una ricerca orientata al trasferimento tecnologico: un Politecnico moderno e internazionale, punto di riferimento per il territorio, le istituzioni e il suo sistema produttivo”.
Pensando alle prime iniziative annunciate per il suo mandato, potrebbe parlarci del centro interdipartimentale sull’aerospazio che guarda proprio verso il nostro settore?
“Il settore dell’aerospazio è da sempre centrale per l’Ateneo, ricomprendendo saperi che di fatto portano contributi da tutti i nostri dipartimenti, dalle infrastrutture all’elettronica, dall’energia alla scienza dei materiali. La ricerca, per essere pienamente organica e orientata, necessita quindi di una struttura transdisciplinare: il modello dei centri interdipartimentali del Politecnico di Torino, di cui il nostro Ateneo è stato pioniere nel contesto italiano, è un modello vincente per rispondere proprio a questa esigenza di interdisciplinarità. Il centro interdipartimentale sull’aerospazio va a rispondere a questo bisogno: un play-ground di ricerca dove accademia e impresa possano trovare modo di esprimersi e collaborare sui diversi ambiti di interesse, da quelli up-stream a quelli down-stream. Un luogo di ricerca e trasferimento tecnologico comune, in grado di fornire risposte complete con un approccio integrato alle e con le imprese del settore”.
Cosa desidererebbe che rimanesse a ogni visitatore, partecipante di Biennale Tecnologia dopo il 21 aprile?
“Il mio desiderio è che Biennale Tecnologia possa lasciare a chi parteciperà la speranza di immaginare un futuro migliore per le nuove generazioni e il nostro pianeta, con l’evidenza che la tecnologia è strumento di supporto alla società e ai suoi cambiamenti. E fiducia nella tecnologia, nella sua capacità di guidarci concretamente e secondo principi di equità e di sostenibilità verso questo futuro”.
Le foto in pagina sono a cura del Politecnico di Torino ©2024.