Aviation
Tra Tempest, motori del futuro e droni
Dall’intervento del CEO di Avio Aero, Riccardo Procacci, presso la Commissione Difesa del Senato, i passaggi più rilevanti in merito partecipazione italiana alla Difesa comune Europea.
Jul 2020
Nel futuro della difesa comune europea il settore aeronautico gioca un ruolo di primo piano e Avio Aero partecipa da sempre ai programmi europei di sviluppo nel settore aeronautico militare. Nel nostro settore le competenze civili e militari sono spesso interdipendenti e la partecipazione al programma Tornado e poi, soprattutto, al programma Eurofighter, il più grande programma aeronautico militare europeo, ha permesso di accrescere valore e competenze del comparto con ricadute positive in termini di capacità, competitività e presenza sul mercato.
Durante gli ultimi vent’anni, la buona gestione della congiuntura positiva tra opportunità di sviluppo delle competenze, grazie alla partecipazione ai programmi europei della difesa, e l’espansione del mercato del trasporto aereo civile ha comportato un salto di qualità e di competitività senza precedenti e una crescita straordinaria di Avio Aero e con essa del comparto italiano della propulsione aeronautica di cui è capofila.
Considerato lo scenario internazionale, appare chiara l’esigenza di affrettarci a recuperare un significativo ritardo tecnologico rispetto agli Stati Uniti in campo aeronautico che, altrimenti, nel tempo potrebbe diventare sostanzialmente incolmabile. Le aziende europee hanno una straordinaria capacità di sviluppo delle tecnologie di frontiera e non vi sono motivi di credere che l’Europa non possa recuperare il divario tecnologico nel momento in cui decide di perseguire questo obiettivo.
Per tali ragioni, Avio Aero guarda con estremo interesse all’avvio di nuovi programmi aeronautici collaborativi e in particolare al prossimo programma per un velivolo da combattimento di sesta generazione, la cui entrata in servizio è prevista per il 2035-2040 e che andrà a sostituire la maggior parte dei caccia di quarta generazione attualmente in uso nei principali Paesi europei.
Tralasciando considerazioni relative all’utilizzo del mezzo militare, ma focalizzandoci su considerazioni sul piano tecnologico e industriale, è utile evidenziare almeno tre ragioni per cui l’aviazione gioca un ruolo di primo piano. Primo, i sistemi aerospaziali sono caratterizzati da un fortissimo tasso di innovazione che ne fa uno dei principali motori dello sviluppo tecnologico con importanti ricadute trasversali (un esempio per tutti è dato dall’additive manufacturing). Secondo, sul piano occupazionale, gli addetti solo negli Stati Uniti e in Europa sono quasi 1,2 milioni, per lo più qualificati. Terzo, lo sviluppo dell’industria aeronautica è uno degli obiettivi strategici di maggior rilievo nell’ambito delle politiche industriali europee e internazionali, ed esiste una stretta interdipendenza tra mercato civile e mercato della difesa.
Proprio per questo stupisce che nei programmi pilota per favorire la ricerca militare (Padr) e lo sviluppo tecnologico (Edidp), avviati in questo biennio dall’Unione Europea - escludendo i fondi assegnati con procedura diretta ai “prime contractor” del programma del drone europeo Euromale - il settore aeronautico occupi un ruolo marginale e quello della propulsione sia di fatto assente. L’ambizione europea per la difesa si ispira anche a un “Capability development plan” in cui una delle dieci aree prioritarie è la “superiorità aerea”; sarebbe quindi singolare se i programmi comuni, e in particolare le prossime attività finanziate dal Fondo europeo di Difesa, non dovessero delineare un piano di sviluppo dei sistemi di propulsione di sesta generazione.
Ci sono dunque alcune proposte che potrebbero contribuire a rafforzare sia la partecipazione italiana ai programmi europei della difesa, sia il settore dell’industria aeronautica nel suo complesso. Un primo obiettivo potrebbe essere quello di dare una maggiore stabilità al sostegno da parte delle istituzioni alla partecipazione alle iniziative comunitarie: programmazione di più lungo termine, pluriennalità degli impegni, stabilità delle scelte, certezza e continuità degli investimenti nel tempo. L’industria italiana può fare di più per migliorare la propria capacità di innovazione e giocare un ruolo di rilievo a livello europeo, ma ha bisogno di certezze per poter guidare i propri investimenti in ricerca e sviluppo e le scelte produttive.
L’industria italiana può fare di più per migliorare la propria capacità di innovazione e giocare un ruolo di rilievo a livello europeo, ma ha bisogno di certezze per guidare gli investimenti in ricerca e sviluppo
Potremmo poi guardare ad utilizzare il nascente Recovery Fund, denominato anche “Next Generation EU”, per il rilancio delle iniziative industriali nel settore della difesa. I criteri proposti inizialmente della Commmissione europea consentono agli Stati membri di destinare le risorse a progetti per lo sviluppo della base tecnologica e industriale della difesa. Nella discussione in corso a livello europeo, l’Italia potrebbe sostenere questa soluzione. I tempi di recupero della crisi del settore aereo sono stimati in circa tre anni e chiediamo pertanto alle istituzioni di prendere in considerazione misure attive a sostegno anche in un settore tecnologicamente interdipendente.
Ci sarebbe poi la necessità di agire subito per evitare che l’Europa e l’Italia accumulino un ritardo tecnologico nel campo della propulsione aeronautica. Il governo italiano può sostenere innanzitutto l’inserimento di attività di ricerca e sviluppo nell’area della propulsione aeronautica, guardando a tecnologie per i sistemi di sesta generazione, nell’ambito del “Work Programme” 2021-2027 dell’Edf, in discussione in questi mesi tra gli Stati membri e la Commissione.
In ultimo, è altresì fondamentale che, nel valutare le opzioni e le alleanze per il prossimo programma per un velivolo da combattimento di sesta generazione, venga data precedenza a quei programmi che coinvolgano l’industria nazionale con un ruolo di alto valore tecnologico, perché essa possa continuare ad essere protagonista e non recedere alla posizione di mero fornitore di manodopera. Per i contenuti tecnologici e di innovazione che lo caratterizzano, lo sviluppo di un nuovo velivolo da combattimento costituisce un evento in grado di ridefinire la geografia industriale del settore aeronautico. Iniziative che limitano le possibilità di collaborazione industriale e offrono ai nuovi partecipanti solo ruoli marginali e subordinati, anche se avviate da nazioni europee, non rappresentano né un interesse per l’industria italiana, né programmi europei a pieno titolo.