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Game of Drones

L’evoluzione dei droni non conosce sosta e comincia a interessare sempre più persone, persino fuori dal settore aeronautico, mentre all’ultimo air show di Parigi è stato svelato il nuovo Falco Xplorer.

Jul 2019

Negli ultimi anni, i velivoli a pilotaggio remoto (Unmanned Aerial Vehicle), spesso anche chiamati droni o talvolta più tecnicamente RPAS (Remotely-Piloted Air System), hanno prepotentemente interessato i mercati e la stampa del mondo intero. E così anche per l’opinione pubblica il drone è ormai diventato un oggetto “comune”.

Da un punto di vista aeronautico, gli UAV si distinguono per la lunghezza delle loro ali, che sono anche strette e questo è sinonimo di efficienza. La loro sfida consiste nel rimanere per moltissime ore in volo usando la minor quantità di carburante possibile. E proprio per questo, tra gli elementi di bordo fondamentali per un UAV insieme all’elettronica e al sistema di comunicazioni, il propulsore svolge un ruolo chiave nell’offrire performance di grande affidabilità. 

Sono nel settore difesa, ad esempio, i droni hanno ormai accumulato numeri decisamente ragguardevoli: circa 5 milioni di ore di volo registrate nel 2018, in cui sono state portate a termine oltre 360.000 missioni dalla famiglia dei Predator (il prima programma UAV di sempre, usato dalla Air Force americana). L’evoluzione di queste macchine non conosce sosta. 

La genesi dei droni, in ambito militare, avviene a fine anni ’80, con l’Ammiraglio americano Thomas J. Cassidy. Costui, in seguito ad una carriera nella Marina Americana, decise di lasciare la forza armata per acquisire e diventare amministratore delegato della General Atomics: un’azienda che in quel momento non versava in ottime acque. Grazie alla sua grande conoscenza tecnico-operativa dei sistemi d’arma e della burocrazia del Pentagono, riuscì negli anni ad affermare il concetto operativo del drone e insieme il loro requisito per le forze armate.

"ll peso massimo al decollo del Falco Xplorer arriva a 1,3 tonnellate, la capacità di carico a 350 kg e può raggiungere 24 ore di autonomia, è inoltre dotato di un collegamento dati satellitare"

Dunque, questi velivoli – oltre a essere l’eccezionale risultato della grande conoscenza e intuito di un uomo capace di anticipare un’era tecnologica – si sono via via evoluti e stanno ora percorrendo una parabola tecnologica ascendente in diverse parti del mondo. Dalla loro nascita ad oggi, inoltre, hanno già segnato risultati epocali in ambito militare: è il caso del loro determinante contributo nella “guerra al terrore”, a partire dal tragico 11 settembre e attraverso la cattura di diversi terroristi. Ma questa è ancora un’altra storia.

Tornando all’Ammiraglio Cassidy, dopo l’avvio del primo vero programma UAV del Pentagono, il Predator, le capacità iniziali di questi velivoli di essere comandati da remoto (sebbene a vista, con un raggio massimo di 150Km) e di fare lo streaming di immagini in tempo reale, crebbero molto rapidamente. Di lì a poco, vennero potenziate le capacità di comunicazione e sviluppati controlli più performanti, per di più a connessione satellitare: a quel punto il drone raggiunse una capacità operativa molto determinante.

Oggi il settore degli UAV è in rapidissima espansione: oltre a Stati Uniti e Israele, sono ormai diversi i paesi che stanno progredendo in conoscenze, competenze e progettualità su queste macchine. In particolare, gli esperti si sono concentrati sull’integrazione del sistema completo e su tecnologie come l’aeromeccanica, l’elettronica, la sensoristica e le comunicazioni: discipline che fanno la differenza nello sviluppo di tali piattaforme. Tra le nazioni più attive sul mercato spiccano la Turchia, l’India, diversi paesi europei (con il progetto EuroMALE, ad esempio) e ancor di più la Cina.  

D’altra parte, sono numerosissime e ugualmente importanti le applicazioni in ambito civile. Tra queste, per esempio, ci sono l’osservazione aerea o il controllo dell’inquinamento atmosferico, il monitoraggio per la prevenzione del crimine, le analisi geologiche, soccorso e intercettazione in caso di calamità, la sorveglianza dei mari e molto altro. C’è persino chi dice che un domani i primi “taxi volanti” possano essere concepiti come UAV e controllati da sale remote altamente affidabili.

Tra le grandi industrie italiane, senza dubbio Leonardo ha investito moltissimo e continua a dedicarsi con estrema attenzione, e altrettanta innovazione tecnologica, al mondo dei droni e alle loro applicazioni a 360 gradi. Ad esempio, pochi giorni fa, proprio a Torino, Leonardo ha lanciato ufficialmente il suo Drone Contest: l’iniziativa ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo sia delle tecnologie relative all’intelligenza artificiale applicata ai droni, sia la nascita di un ecosistema che coinvolga, in un intreccio virtuoso, grande impresa, atenei, PMI, spin-off e startup. 

Mentre all’ultimo salone internazionale di Parigi è stato appena presentato il “Falco Xplorer”, il nuovo e il più grande drone prodotto fino ad oggi da Leonardo. E anche il primo della sua categoria ad avere una doppia valenza di utilizzo: infatti, è stato pensato sia per uso militare che per uso civile.Per gli esperti, o amanti, del settore Falco è inoltre un nome già ben noto: il primo velivolo RPAS di Leonardo infatti venne scelto da 5 paesi e il suo successore, Falco EVO, è stato selezionato sia dalle Nazioni Unite per la missione umanitaria MONUSCO, sia dall’Unione Europea per il programma di ricerca e monitoraggio nel Mediterraneo, Frontex

Il nuovo Falco Xplorer ha una capacità di carico maggiore (350 kg) e 24 ore di autonomia, con inoltre un collegamento dati satellitare per operazioni fuori dalla copertura radio terrestre. Il suo peso massimo al decollo arriva a 1,3 tonnellate. Il nuovo drone completerà a breve il volo inaugurale dall’aeroporto di Trapani in Sicilia, e otterrà la certificazione anche per il sorvolo delle aree non segregate, cosa che gli permette di approcciare il mercato civile. Inoltre, dal lato militare, non è soggetto alle restrizioni ITAR (International Traffic in Arms Regulations) del governo statunitense: infatti, il nuovo UAV è stato progettato e costruito interamente in Europa da Leonardo. I primi clienti potranno vederselo consegnato dal 2020.

Nell’epoca della robotica e dell’intelligenza artificiale, i droni rappresentano una nuova frontiera: il loro caso specifico interessa i piloti, che man mano vedranno la loro attività trasformarsi e le loro performance essere eseguite da una sala di controllo ad altissima tecnologia digitale. Forse i piloti di domani affronteranno meno viaggi estenuanti e ore consecutive in volo; quel che è certo, è che l’evoluzione tecnologica pare si stia sempre più avviando a modificare il modo in cui viviamo e lavoriamo. Sulla terra, per mare e in aria.