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Rugby & Additive

Due colleghi GE, prima ancora di conoscersi al lavoro, si ritrovano sul campo da rugby con la loro passione sportivo-famigliare da cui hanno imparato molto, specialmente in tema di diversità.

Aug 2019

Essere parte di una squadra, lottare insieme per un unico obiettivo, puntare al superamento dei propri limiti, come sul campo così anche in azienda. Sono gli insegnamenti che Carolina De Fazio, Commercial Operation Specialist in Avio Aero, ha appreso grazie alla sua grande passione sportiva, il rugby. Una disciplina che le appartiene, da tempo, a livello familiare e che recentemente ha ritrovato anche nell’ambiente di lavoro.

La carriera di Carolina in azienda comincia nel 1992, poi nel 2005 si trasferisce a Novara intraprendendo nuove esperienze lavorative sempre in settori industriali e aeronautici. Nel 2009, il destino la riporta in Avio Aero e proprio nella nuova fabbrica di additive manufacturing di Cameri (Novara), dove si occupa della parte commerciale. Sebbene networking e collaborazione siano un must all’interno del mondo GE, tra i diversi business e brand, in questa storia lo sport è stato addirittura più veloce del fascio di elettroni delle macchine Arcam.

Infatti, Dragoş Bavinschi è un Logistics Warehouse Operator di GE Additive-Arcam, anche lui appassionato e professionista del rugby; nel suo lavoro ordinario si è trovato molto spesso ovviamente a contatto con Cameri e Avio Aero, ma tra un piano e l’altro dello stabilimento non aveva ancora mai incontrato la collega con la medesima passione.

Carolina raccontaci come è nata la tua passione per il Rugby…

“Ho iniziato a giocare nel 2013 nel ruolo di mediamo di mischia, quando mio figlio Danilo - che oggi ha 24 anni e gioca a rugby nel ruolo di pilone da quando ne aveva 9 - mi ha convinta a provare. Da allora non ho più smesso.  Non posso farne a meno: questo sport mi ha insegnato molto, mi ha aiutata ad essere più coraggiosa e ad avere più fiducia nelle mie capacità, nella mia forza e anche resistenza. Il mediano di mischia deve avere un'ampia visione e una grande abilità nel rispondere velocemente alle situazioni di gioco. Questo ruolo mi ha insegnato a guardare alle situazioni che mi trovo davanti con una prospettiva più ampia, sul campo da gioco come nella vita.” 

Come hai incontrato Dragoş?

“La squadra over 35 ‘I Rinoceronti Rugby p.d.t. (Papà di Torino)’ è nata nel 2015 dall’iniziativa di alcuni papà di piccoli rugbisti tesserati con il Rugby CUS Torino. Dragoş è il coach della squadra, nonché uno dei giocatori. Io mi sono aggiunta a loro non molto tempo fa, quando per lavoro mi sono trasferita a Rivalta di Torino. Dopo aver conosciuto Dragoş ad un torneo, abbiamo scoperto di essere colleghi GE (io in Aviation, Dragos in GE Additive) e di ricoprire 2 ruoli nevralgici nel gioco del rugby, che cioè vivono in “simbiosi” all’interno della squadra: il mediano di mischia (n° 9, il mio ruolo) e il mediano di apertura (n° 10, Dragoş). Dopo quell’incontro, Dragoş mi ha invitato a fare un allenamento di prova con i Rinoceronti Rugby e da li è nata una storia di inclusione e team building bellissima. Ritrovare la passione sportiva e il campo di gioco con un collega è davvero una bella esperienza. E lo è ancora di più quando la squadra in cui giochi condivide gli stessi valori della tua azienda, come ad esempio l’inclusione e la diversità di genere, un aspetto non scontato nelle discipline sportive come il calcio e il rugby."

In effetti il rugby, così come il calcio, è ancora oggi considerato uno sport per lo più “maschile”. Qual è il tuo punto di vista da giocatrice?

“Il rugby è uno sport fisico, ma è anche uno sport in cui l’intelligenza, la velocità nel raccogliere le informazioni ed agire di conseguenza, cambiando la strategia, ti portano a vincere. Caratteristiche, queste ultime, che lo rendono uno sport molto adatto alle donne. Posso anche aggiungere che nella squadra dei Rinoceronti, grazie a Dragos e a tutti compagni di squadra, mi sento semplicemente un giocatore.”

"Il rugby è uno sport in cui l’intelligenza, la velocità nel raccogliere le informazioni ed agire di conseguenza, cambiando la strategia, ti portano a vincere: è ideale per le donne"

Stando alle principali fonti, il Rugby nacque da un atto rivoluzionario compiuto il primo Novembre del 1823 dal giovane William Webb Ellis, che durante una partita di calcio giocata sul prato della Public School di Rugby, cittadina inglese del Warwickshire, prese la palla con le mani (all’epoca consentito dalle regole) e cominciò a correre (cosa non consentita dal regolamento) fino alla linea di fondo dove depositò la palla. Questo dice la leggenda, presa come versione ufficiale, perché piace pensare che il Rugby sia nato con il cuore e con il coraggio di andare contro le regole. In Italia il rugby arrivò nel finire del ‘800 a Genova per mano della comunità inglese. Solo verso la fine del XX secolo cominciò ad avere notevoli sviluppi e progressi tecnici anche il rugby femminile, con l'istituzione nel 1991 della Coppa del Mondo di rugby femminile e in seguito di analoghi tornei internazionali come l'Home Championship nel 1996.

Dragoş, quando hai cominciato a giocare a rugby? Cosa è cambiato da quando Carolina è entrata a far parte dei Rinoceronti?

“Ho iniziato a 12 anni, quando vivevo a Bucarest, ora sono 31 anni che gioco a rugby. Ho giocato in diversi ruoli, sempre nella linea dei trequarti (per intenderci quelli che corrono), dal primo centro al mediano di apertura. Oltre ad essere un giocatore, sono allenatore di 2° livello ed ho allenato diverse squadre senior, collaborando con diverse società sportive, fra cui il CUS Torino. Terminata la carriera agonistica, anche per impegni lavorativi, ho deciso di seguire mio figlio Darius (anche lui giocatore nella U12) ed allenare I Rinoceronti. Si tratta di una squadra over-35, formata principalmente da genitori che fino a pochi anni il rugby lo vedevano da bordo campo perché seguivano i loro figli in questo sport bellissimo. Lo spirito all’interno della squadra è assolutamente di inclusione. Il mio compito ed obiettivo è quello di trasmettere la mia esperienza e fare in modo che si divertano imparando e crescendo rugbisticamente e come squadra. Si lavora insieme per vincere insieme. Ad ogni allenamento, ad ogni partita, ci arricchiamo di esperienze nuove, crescendo e facendo gruppo. E in squadra abbiamo 2 giocatrici: una di queste è Carolina, mentre la prima, Raffaella, si è aggiunta a noi a metà stagione e gioca in mischia come pilone. Poi, è arrivata l’esuberante Carolina… Cosa dire delle nostre ragazze se non che sono molto coraggiose e che non si tirano mai indietro. Credo che il loro ingresso in squadra ci stia confermando quanta forza ci sia nella diversità. Carolina, come mediano di mischia ha ancora progressi da fare e malizie da imparare però si è integrata benissimo con i compagni di quadra da subito e per i Rinoceronti è una ventata di napoletanità. Poi devo dire che è sveglia e parla tanto, caratteristica che per un mediano di mischia sono fondamentali per poter coordinare la mischia. A dire il vero, è una radiolina, dentro e fuori dal campo, tanto che a volte le dico in maniera scherzosa: ma quanto parli?!"

Qual è la ‘soft skill’ che accomuna maggiormente i vostri ruoli lavorativo e sportivo?

Dragoş: “Provo a rispondere io per entrambi perché Carolina parla già tanto e poi sono io il coach: la capacità di lavorare sotto pressione, la capacità di osservazione e decision making, attitudine al lavoro in team, la capacità organizzativa e la gestione del tempo, il saper creare relazioni.”

Un aneddoto proveniente dalla vostra esperienza sul campo da gioco?

Carolina: “Ammetto che per anni, da madre di un rugbista, mi sono lamentata con mio figlio per le divise da gioco che mi chiedeva di lavare e ripulire da chili di fango dopo ogni allenamento o partita. Il rugby è uno sport che si pratica con qualsiasi (o quasi) condizione metereologica. ‘Più fango c’è meglio è, tanto la maglia la lavi te!’, è la strofa di una canzoncina spesso cantata dai rugbisti alle loro mamme. Sicuramente quello che non dimenticherò mai è l’agitazione che ho provato alla mia prima partita. Aveva piovuto tanto e avevamo tanto fango addosso da non riuscire a distinguerci dalle avversarie. Quella partita l’abbiamo vinta ed è stato bellissimo vincere la mia prima partita ma soprattutto è stato bellissimo tuffarmi nella pozzanghera più grossa che c’era in campo al fischio di fine partita. È stato come tornare bambini. Ovviamente quel tuffo è stato immortalato da mio figlio divertito a bordo campo.”

 

"La capacità di lavorare sotto pressione, la capacità di osservazione e decision making, attitudine al lavoro in team, la capacità organizzativa e la gestione del tempo, il saper creare relazioni"

Dragoş: “In più di 30 anni di rugby di cose simpatiche me ne sono capitate, sia nel ruolo di giocatore che di allenatore, ma ce n’è una in particolare che mi fa ancora ridere tanto e risale a pochi anni fa. Giocavamo una partita di campionato, io giocavo come mediano di apertura, avevo un gran da fare con i miei trequarti a collezionare mete, eravamo quasi alla fine del secondo tempo e stavamo vincendo, di poco ma stavamo vincendo. Da quasi dieci minuti i nostri avversari ci stavano facendo pressione nella nostra area dei 22 metri ma noi non avevamo nessuna intenzione di concedere una meta. Era una battaglia fra la loro mischia e la nostra per la conquista di qualche centimetro di terreno. A un certo punto si forma l’ennesima ruck (raggruppamento di giocatori chiamato dall’arbitro subito dopo un placcaggio, ndr.) per la squadra avversaria e il loro mediano di mischia decide di aprire il gioco passando la palla a uno dei loro piloni. In quel momento, ci si aspetta che in due giocatori (i pesanti della mischia) avanzino per guadagnare ancora terreno e una successiva ruck perché i piloni, si sa, non sanno calciare. Invece quel pilone calciò: l’esecuzione di quella pedata, come da previsioni, non rasentò la perfezione e il pallone finì direttamente sulla faccia dell’arbitro, lo stese al suolo lasciandolo semi-svenuto. In tanti anni, solo una volta mi è capitato di dover chiamare il medico in campo per l’arbitro. Fortunatamente, l’arbitro si rialzò quasi subito è l’ilarità scoppiò sul momento, in campo e sugli spalti.” 

Oltre al rugby, avete per caso altre insospettabili passioni?

Carolina: “Adoro cucinare piatti della cucina tradizionale napoletana e fare la pizza (ma non è così insospettabile come passione, considerando le mie origini).”

Dragoş: “Amo la montagna, sciare, gli sport all’aria aperta. Poi, visto che ho scoperto le qualità culinarie di Carolina, amo mangiare ciò che cucina lei.”